Materia Inquieta

4th April - 4th May 2025

“mettere in discussione ciò che sembra aver cessato per sempre di stupirci”

Da dove partire per costruire un nuovo senso, quando il fluire sempre più veloce del tempo sembra atomizzare qualsiasi legame?

L’infraordinario, nel pensiero di Georges Perec, orienta la sua attenzione verso una sensibilità capace di trovare nell’ordinario una complessità perturbante. Scrivere, per lui, è un tentativo di trattenere e far sopravvivere ciò che vive tra le pieghe del quotidiano: ciò che è visibile, ma sfugge all’attenzione; ciò che fa parte della nostra routine, ma resta in ombra. Similmente, gli artisti in mostra esplorano, ciascuno con la propria pratica, l’architettura intrinseca dell’infraordinario con cui si confrontano. Questo processo di visibilizzazione e riflessione su ciò che diamo per scontato diventa così un magma in movimento, un momento di catarsi.

Scandiuzzi si confronta con la fragilità dello spazio e dell’esistenza quotidiana. Come scrive Perec in Specie di spazi: “lo spazio è un dubbio: devo continuamente individuarlo, designarlo. Non è mai mio, mai mi viene dato, devo conquistarlo. I miei spazi sono fragili: il tempo li consumerà, li distruggerà […] Il tempo lo porta via con sé e non me ne lascia che brandelli informi.” Nei suoi dipinti, lo spazio è instabile, costantemente riattualizzato dall’atto pittorico. Il suo lavoro si nutre di questo dubbio esistenziale, raccogliendo e stratificando tracce del quotidiano. Lontano dalla monumentalità, la sua ricerca si avvolge agli oggetti, alle memorie e ai luoghi dimenticati, trasformandoli in fucine di riflessione e collettivizzazione.

Vullo, attraverso la matericità e la plasticità delle cose, fa propria l’idea di Perec secondo cui “ciò che dobbiamo mettere in discussione sono i mattoni, il cemento, il vetro, le nostre buone maniere a tavola, i nostri utensili, i nostri strumenti, il modo in cui trascorriamo il nostro tempo, i nostri ritmi. Mettere in discussione ciò che sembra aver cessato per sempre di stupirci.” Le sue sculture rivelano ciò che è diventato invisibile, intrecciando temporalità diverse: la longue durée di alcuni materiali viene contrapposta alla precarietà effimera dello split second che caratterizza il ciclo di altri. Giocando con tensioni tra artificiale e naturale, solido e fragile, Vullo apre crepe nel senso comune, suggerendo nuove letture del reale.

In una realtà che non sembra decelerare, dove oggetti, paesaggi e materiali sono sempre meno ascoltati nella loro immanenza, diventa urgente trovare vie alternative di riconnessione con ciò che ci circonda. All’unisono, le opere in mostra vogliono suggerire che, forse, è proprio da questa possibilità di osservare il quotidiano con uno sguardo rinnovato che può emergere un ordine imperituro. Ed è in questo contesto che le riflessioni di Scandiuzzi e Vullo possono far riflettere sul potenziale che, invece, una visione parziale può offrire: è da questa soggettività incarnata che una configurazione antifragile può emergere?

Riccardo Rizzetto